Tutti Fratelli? Ci stiamo provando

Descrizione

Franco da ragazzino strappato al suo contesto e atterrato – in ristrettezze e ritrovatosi in una soffitta – nella Torino degli anni ‘50 ad allievo modello di una scuola aziendale, a tecnico e formatore meccanico e, più tardi, ad imprenditore nel trattamento termico dei metalli, pronto a cedere un’azienda già avviata per imbarcarsi in un nuovo progetto per portare opportunità di lavoro e di sviluppo nel suo Sud; più tardi, incapace di restare indifferente alle mille storie umane che passano sotto gli occhi di un capo azienda, anche promotore di cooperative sociali e partecipante attivo in varie iniziative con finalità sociali.

È proprio questo singolare profilo di “imprenditore civile” o “imprenditore creatore” di Franco Caradonna che viene sottolineato nella sua introduzione da Stefano Zamagni, economista molto noto, ex presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore e dell’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali.
Il racconto dell’autore e alcune delle testimonianze riportate nel testo ce ne mostrano le sfumature: da una lato correttezza e uso efficiente del denaro pubblico, il che purtroppo non è stato sempre la regola nella storia delle Partecipazioni Statali; dall’altro una sincera attenzione alle necessità dei clienti, anch’essi imprenditori del nascente settore meccanico meridionale, anche quando questo significava meno affari per la sua Unitrat (tanto che uno di quei clienti volle reciprocare inviando una camionata di angurie, quasi troppe anche se divise da Franco tra tutto il personale Unitrat).

Tutti Fratelli? Ci stiamo provando è un libro, però, che non si limita alla dimensione professionale del percorso dell’autore. C’è di più, e Franco Caradonna ci tiene molto che sia così: l’ispirazione spirituale (ma dagli effetti molto concreti) che ha orientato e stimolato il suo impegno nel mondo del lavoro ha illuminato anche la sua vita personale e quella della sua famiglia, ancora una volta con una ricaduta anche all’esterno (oggetto in dell’attenzione sua, di Lucetta, e più tardi di Tabita, soprattutto i tanti immigrati giunti da Sud-Est in terra di Puglia e bisognosi di alloggio, di lavoro, di cure mediche). Il libro, letto tutto di fila o anche scegliendo passaggi e episodi, ci conferma che il sogno della fraternità è possibile e che si può realizzare sia officina (o in ufficio – quando ci stava), sia nel tessuto sociale, anche.

Benedetto Gui