Roberto Lorusso
Imprenditore da oltre 40 anni, padre di 5 figli, impegnato a realizzare la parte di Bene Comune che gli compete. Svolge un’intensa attività professionale di facilitatore dell’apprendimento nei percorsi formativi sulle Soft Skill. Progetta e conduce percorsi di pianificazione strategica e benessere organizzativo.
Perché ha scritto questo libro?
I leader, o presunti tale, hanno una grande responsabilità. Esiste sempre una conseguenza morale del loro agire che può produrre un “bene” o un “male”.
Essere buoni leader, vivendo con umiltà, significa dare certezza che i risultati raggiunti saranno capaci di generare impatti positivi sulla società e sull’ambiente.
Ne deduce che il mio intento è stato quello di fornire buoni consigli per accrescere le competenze ed il desiderio di essere un vero leader.
In questo libro si costruisce la figura di un buon leader. Potrebbe essere utile anche ad un dipendente, oppure nella vita di tutti i giorni al di fuori del campo lavorativo?
La leadership non la si esprime soltanto nella funzione di imprenditore o manager. Tutti noi siamo leader e non lo sappiamo: in famiglia, in un gruppo di amici o di colleghi, nello sport e cosi via. Dobbiamo prendere coscienza che la leadership è una competenza che si può acquisire ed è molto utile.
Si parla molto di umiltà. Secondo lei, qual è la differenza tra umiltà e non credere nelle proprie potenzialità?
Sono due cose completamente diverse. L’umiltà è un modo di vivere ed esercitare le proprie potenzialità. Non credere nelle proprie potenzialità è semplicemente un errore.
Uno degli aspetti fondamentali è il “silenzio”. Come si può attuare una strategia simile all’interno di una società altamente frenetica?
Se crediamo che il nostro benessere non dipende dalla velocità con la quale facciamo le cose, acquistiamo le cose, otteniamo i successi, è facile fermarsi ad osservare e a gustare il momento presente. Il silenzio è uno strumento, alcuni lo definiscono una tecnica. Io lo definisco un bisogno. Per me il silenzio ed il modo con il quale lo utilizzo è una conquista di libertà.
Questa stessa società ci spinge a, come scrive lei, “volere tutto e subito”. I successi non si riescono ad apprezzare e i fallimenti appaiono montagne invalicabili. La “pazienza” di cui parla è un’arma vincente. Come concretizzarla se il carattere di una persona la spinge ad essere “impaziente”?
Il carattere di una persona può essere sempre oggetto di cambiamento. Quindi non posso immaginare una persona che, se vuole vivere in pace con se e con gli altri, non desideri imparare a praticare la pazienza e quindi modificare il proprio carattere. So benissimo che la cosa è molto, molto difficile. Ma si può fare sempre. Basta desiderare di essere persone migliori. Un piccolo passo alla volta, tutti i giorni e dopo un po’ ci si accorge quanto siamo cambiati e come stiamo meglio.
Vorrebbe parlarci della sua organizzazione “duc in altum”?
La mia organizzazione è una società benefit ed ha la missione di far fare alle persone ed alle organizzazioni progressi culturali verso un agire sostenibile e generativo.
Duc in altum dal latino vuol dire “prendi il largo”. È una società che invita le organizzazioni ad essere in continua evoluzione, a dare un senso profondo a quello che si fa e in cui le persone contribuiscono attivamente a creare un futuro sostenibile per gli individui, per l’azienda stessa e per la comunità intera.
Lo scopo ultimo della nostra azienda è la felicità di tutti quanti ne facciano parte, sia come soci che in altri ruoli. Puntiamo a questo obiettivo attraverso un motivante impegno in un’attività economica di successo fondata sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa.
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